Logopedia

Cosa si intende con “Logopedia“?

La logopedia è un ramo sanitario che si occupa della prevenzione, dell’educazione e della rieducazione della voce, del linguaggio scritto e orale e della comunicazione in età evolutiva, adulta e geriatrica.
La parola deriva dal greco logos (“discorso”) e paideia.

Da Wikipedia, l’enciclopedia libera

Il profilo professionale del logopedista è definito nel Decreto Ministeriale del 14 settembre 1994. Il logopedista si occupa di persone con disturbi foniatrici (disfonia, disfagia, disartria e deglutizione atipica, labiopalatoschisi, disodie, difficoltà di linguaggio legati alla sordità, balbuzie), disturbi neuropsicologici (afasie, aprassia, agnosia, ritardi di sviluppo del linguaggio, disturbi fonologici, disturbi dell’apprendimento, ritardi mentali, disturbi dell’attenzione), disturbi neurocomportamentali (causati da traumi cranici, eventi patologici cerebrali, autismo, demenza).

Logopedia per artisti

Dott.ssa Marina Tripodi – Esperta in vocologia artistica/vocal trainer

Da una breve indagine condotta sulle figure professionali inserite all’interno dei Talent, i Format dei programmi televisivi non prevedono la presenza di un esperto (laureato) in vocologia artistica. Attualmente tutta la preparazione, il coaching della voce dei partecipanti (cantanti attori), è affidato a vocal coach la cui formazione è basata soprattutto sul proprio percorso esperenziale, ma è priva di preparazione specifica inerente alla prevenzione e alla abilitazione dell’organo vocale ed alla sua eventuale riabilitazione. Molti sono gli artisti che si sono dovuti fermare a causa dei problemi vocali insorti durante concerti, spettacoli, tournée. Molti di loro sono ricorsi anche alla chirurgia.

L’orientamento attuale è quello di creare un’equipe multidisciplinare che miri alla formazione ed al potenziamento dell’organo vocale salvaguardandone l’integrità. Il programma di training curato dal logopedista esperto in vocologia artistica potrebbe coadiuvare il lavoro svolto dall’insegnante di canto e dal coach della voce, ottimizzando cosi le risorse dell’artista che si stà seguendo.

La formazione del logopedista vocal trainer prevede uno studio specifico e meticoloso di tutti gli aspetti legati alla crescita artistica e in particolar modo spazia dalla fisiologia e anatomia della laringe, alla tecnica vocale fino alle conoscenze teorico musicali. Il logopedista Vocologo ha competenze tali da mettere in condizione, il performer vocale che segue, di saper affrontare in modo tecnico, autonomo e competente l’ambiente professionale salvaguardando il proprio organo vocale. Il cantante e l’attore professionista non si concentreranno solo sullo studio del repertorio ma avranno accesso a tutti i generi del panorama musicale e attoriale e saranno in grado di gestire, in modo competente e sicuro, le richieste del mercato

“Quando si parla di voce si parla di un Universo che non può prescindere dalla multifattorialità degli eventi a cui va incontro”

Il training  proposto nella mia metodologia si affianca ed ottimizza lo studio del canto durante l’esecuzione  del brano. L’artista, reduce da un allenamento specifico   maturerà  attraverso un percorso di coscienza corporea, maggiore elasticità mentale e fisica   affrontando così la performance in maniera più agile e senza incorrere in sforzi vocali nocivi, soprattutto potenziandone le qualità.

Riabilitazione della voce

La riabilitazione della voce è un processo complesso che implica modalità di diversa natura allo scopo di sviluppare una migliore comunicazione orale, riducendo lo forzo fonatorio e adeguando la qualità della voce alle necessità personali, sociali e professionali dell’individuo. La cura del paziente disfonico chiede un èquipe multidisciplinare, formata da: foniatra e logopedista specialista della voce. Una diagnosi corretta favorisce la riuscita della riabilitazione.
La riabilitazione logopedica consiste, nell’impiego di modalità integrate di orientamento, di psicodinamica e di esercitazione vocale. Il lavoro di psicodinamica vocale dipende dall’effetto della relazione dell’alterazione vocale e la sua profondità è commisurata in relazione al paziente.

I molti approcci all’esercitazione vocale non solo esprimono la dimensione multisfaccettata del fenomeno voce, ma anche la diversità degli stessi percorsi fisiologicamente percorribili per ottenere un accomodamento motorio più adeguato.

Esistono 5 tipi di disfonia:

  1.  Organica
  2. Funzionale
  3. Neurologica
  4. Psicogena
  5. Muta vocale

Frequenza della terapia:

La rieducazione logopedica si svolge con sedute bisettimanali.
Ogni seduta ha la durata 30/45 minuti.
La durata del trattamento rieducativo varia a secondo della prescrizione medica e della recettività del paziente.

Analizza la tua voce

FONETOGRAFIA

Questo esame è utilizzato molto per inquadrare i cantanti nell’esatto registro vocale. 

Maggiori dettagli

Molte delle problematiche della voce dei cantanti nascono dall’assegnare un registro vocale sbagliato esempio un mezzosoprano a soprano o un baritono da basso. La metodica rappresenta graficamente e misura l’intensità minima e massima di emissione vocale alle diverse frequenze, dalle più gravi alle più acute. È dunque una rappresentazione dell’entità del campo vocale del soggetto. In ascisse è riportata la frequenza ed in ordinata l’intensità; il grafico risultante (Fonetogramma) è essenzialmente costituito da due linee: la cosiddetta «curva dei piani» che rappresenta l’estensione vocale alle più deboli intensità,  e la «curva dei forti» che indica l’estensione alle intensità più elevate. Operativamente, ad esempio mediante una tastiera sonora, viene prodotto un suono che il soggetto deve riprodurre alla massima e minima intensità; se l’altezza del vocalizzo eseguito corrisponde a quella richiesta dall’esaminatore, l’intensità rilevata con un fonometro, posizionato a 30 cm dalla bocca, è riportata sul grafico in corrispondenza della frequenza fondamentale emessa. Una tale modalità può essere lunga e laboriosa, poiché richiede da parte dell’esaminando e dell’esaminatore un «orecchio musicale». Queste difficoltà sono attualmente superabili con metodi informatici che utilizzano software che consentono la rilevazione del campo vocale anche in soggetti «stonati», richiedendo l’esecuzione alla massima e alla minima intensità di una scala musicale o di una «sirena», che dalla nota più grave arriva fino a quella più acuta.

MDVP e Vocaligramma

Il segnale vocale è un suono complesso quasi periodico, presenta cioè, anche se prodotto con la massima stazionarietà e da un soggetto normofonico, variazioni del Periodo Fondamentale e dell’Ampiezza, a breve e/o a lungo termine.

Maggiori dettagli

Le modificazioni casuali a breve termine (microperturbazioni) del Periodo Fondamentale, e quindi della fo, sono definite come jitter, mentre quelle dell’Ampiezza come shimmer.

Le variazioni regolari delle stesse caratteristiche del segnale a lungo termine (più o meno periodiche) costituiscono al contrario le così dette modulazioni di Frequenza ed Ampiezza (tremori di Frequenza ed Ampiezza) e di esse è calcolabile sia la frequenza che la profondità 15.

Oltre a questi parametri è stato poi introdotto anche il rapporto fra energia armonica e disarmonica (HNR: Harmonic to Noise Ratio) o il suo «inverso» (NHR: Noise to Harmonic Ratio), la quantificazione della diplofonia semplice o multipla, la misurazione delle interruzioni momentanee o irregolari dell’emissione.
Il software MDVP (Multi-Dimensional Voice Program), supportato dal sistema CSL, con frequenza di campionamento di 25000 o 50000 Hz di una emissione, per default, di tre secondi (in genere una [a]), calcola tutti questi parametri offrendo nel contempo rappresentazioni grafiche originali.

L’algoritmo di calcolo del jitter e shimmer effettua una media delle differenze di durata o ampiezza di periodi successivi adiacenti; il risultato può essere espresso in valore assoluto (jitter in μs: Jita, shimmer in dB: ShdB) o in percentuale (%) di- videndo rispettivamente i valori assoluti per il valore medio del Periodo Fondamentale e dell’Ampiezza (Jitt e Shim nel sistema MDVP). Altri parametri che esplorano le stesse caratteristiche sono ottenuti mediante sotto-medie di periodi adiacenti (3, 5, 11 o altri valori definibili dall’utente), e ciò al fine di ridurre l’errore dovuto ad inadeguata estrazione del Periodo Fondamentale. Ne derivano, in percentuale, i parametri RAP (Perturbazione Relativa Media: Relative Average Perturbation), PPQ (Quoziente di Perturbazione di fo: Pitch Period Perturbation Quotient), sPPQ (Quoziente Mediato di Perturbazione di fo: Smoothed Pitch Period Perturbation Quotient) per il jitter, ed i parametri APQ (Quoziente di Perturbazione di Ampiezza: Amplitude Perturbation Quotient), sAPQ (Quoziente Mediato di Perturbazione di Ampiezza: Smoothed Amplitude Perturbation Quotient) per il shimmer.

Le modulazioni di Frequenza ed Ampiezza, nelle loro caratteristiche di frequenza ed ampiezza (o profondità), sono espresse, per la frequenza (in Hz), dai parametri Fftr (Frequenza del tremore della Fo: Fo – Tremor Frequency) e Fatr (Frequenza del tremore in ampiezza: Amplitude Tremor Frequency) e, per la profondità (in %), dai parametri FTRI (Indice di profondità del tremore in frequenza: Frequency Tremor Intensity Index) ed ATRI (Indice di profondità del tremore in ampiezza: Amplitude Tremor Intensity Index).

L’esame spettroacustico della voce

Le variazioni percentuali complessive a breve ed a lungo termine, casuali o regolari, sono rilevate per la frequenza dal parametro vFo (Variazione di Fo: Fundamental Frequency Variation) e per l’ampiezza da vAm (Variazione di Ampiezza di Picco: Peak Amplitude Variation), calcolate rispettivamente dal rapporto fra la deviazione standard ed il valore medio della fo e dell’Ampiezza.

Maggiori dettagli

I bilanci energetici spettrali in diversi range frequenziali sono espressi, in valore assoluto, mediante i parametri:
NHR (Rapporto Rumore-Armoniche: Noise to Harmonic Ratio): rapporto medio di energia fra le componenti disarmoniche (rumore) nella banda 1500- 4500 Hz e le componenti armoniche nella banda 70-4500 Hz.

VTI (Indice di Turbolenza: Voice Turbulence Index): rapporto medio fra le componenti di energia spettrale disarmonica (di rumore) nella banda 2800-5800 Hz e le componenti di energia spettrale armonica nella banda 70-4500 Hz. Il parametro dovrebbe essere altamente correlato con la turbolenza secondaria ad incompleta o lenta adduzione delle corde vocali, cioè con la voce definita «soffiata».

SPI (Indice di Fonazione Sommessa: Soft Phonation Index): rapporto medio fra l’energia spettrale armonica nella banda 70-1600 Hz, e l’energia spettrale armonica nella banda 1600-4500 Hz. Questo parametro non è una misura del livello di rumore, ma piuttosto della struttura armonica dello spettro.

I rimanenti parametri sono relativi alla obbiettivazione della diplofonia (DSH in % o grado di diplofonia: Degree of sub-harmonic components, ed NSH in valore assoluto o numero di segmenti diplofonici: Number of Sub-Harmonic Segments), delle interruzioni momentanee della sonorità (DVB in % o grado di rotture della sonorità: Degree of Voice Breaks, ed NVB in numero assoluto o numero di rotture della sonorità: Number of Voice Breaks), e degli arresti irregolari della sonorità (DUV in % o grado di sordità: Degree of Voiceless, ed NUV in numero assoluto o numero di segmenti sordi: Number of Unvoiced Segments).

Il valore normativo di questi è per definizione uguale a zero in quanto una voce normale sostenuta non dovrebbe avere zone di interruzione né segmenti diplofonici. 
L’MDVP fornisce due videate grafiche di cui una consente di valutare «a vista» i valori parametrici in soglia o che eccedono la normalità, costituendo per l’otorino foniatra quello che l’audiogramma è per l’audiologo, ed a ben ragione è dunque definito «vocaligramma» .

Disturbi dell’apprendimento

I DSA sono disturbi nell’apprendimento che interessano alcune abilità specifiche che devono essere acquisite da bambini e ragazzi in età scolare, ossia lettura, scrittura e calcolo, essi hanno un carattere evolutivo e comprendono:

Dislessia

Difficoltà specifica nell’apprendimento  della lettura dovuta a una particolare incapacità nel riconoscere e comprendere i segni alfabetici associati nella parola; i bambini dislessici non presentano deficit visivi, uditivi o psico-intellettivi.

Nei dislessici la lettura è costellata da tentativi di anticipazione, ripetizioni e invenzioni di parole, in pratica il soggetto non effettua l’analisi ma globalizza ciò che percepisce.

Gli errori più frequenti sono: inversioni cinetiche e statiche, omissione, trasposizione di sillabe o lettere, pronuncia errata di vocali, sostituzione di una parola con un’altra semanticamente simile, perdita del rigo o difficoltà nel passare dall’estrema destra di una riga all’inizio di quello sottostante. Talvolta il dislessico ha difficoltà nel comprendere il testo scritto. Tutto ciò crea stati di tensione emotiva ed ansia che peggiorano il problema stesso. È raro riscontrare una dislessia pura in quanto più frequentemente si associa a disgrafia.

Disgrafia

Disturbo della scrittura che si caratterizza come una difficoltà specifica nella riproduzione dei segni alfabetici e numerici, il cui tracciato appare incerto, irregolare nella forma e nella dimensione e dunque inadeguato.

Parlando di disgrafia intendiamo riferirci alla scrittura come puro grafismo. Il disgrafico scrive in modo incomprensibile in quanto non segue la giusta sequenza, spesso usa caratteri cilindrici e manca di linearità.

Distortografia

Disturbo della scrittura riguardante non più la forma ma il suo contenuto. Gli errori più frequenti sono: confusioni per somiglianza fonetica e morfologica, omissioni, aggiunte e sostituzioni.

Le difficoltà ortografiche compromettono la codificazione ossia il contenuto del messaggio.

Discalculia

Difficoltà specifica nell’apprendimento del calcolo, nello stadio elementare, nel quadro di uno sviluppo intellettivo normale e in assenza di disturbi di natura affettiva.

Comprende difficoltà nell’eseguire anche i calcoli più semplici e gli errori più frequenti sono: difficoltosa collocazione dei numeri nella pagina secondo un certo ordine, scrittura speculare, difficoltà nel mettere in colonna, i rapporti di peso, grandezza e lunghezza sono mal percepiti ed errori nella denominazione di figure geometriche.

I DSA non hanno una causa organica ma sono dovuti alla compromissione di uno o più prerequisiti dell’apprendimento che sono: schema corporeo, dominanza emisferica, lateralità, orientamento spaziale e temporale, attenzione visiva ed uditiva, memoria spaziale e temporale, ritmo, imitazione e simbolizzazione.

La valutazione si effettua tramite: BATTERIA MT, AC-MT, BDE (Batteria per la discalculia evolutiva), BVSCO-2 (batteria per la valutazione della scrittura e della competenza ortografica), TEST GIO.MA (test per la valutazione precoce dei disturbi di lettura, TPV) test di percezione visiva ed integrazione visuo-motoria).

La Terapia

Tradizionalmente si parla di riabilitazione, ma in questo caso sarebbe più corretto il termine abilitazione logopedica,  perchè con il bambino con DSA non si lavora per far riacquistare una capacità perduta, ma per attivare al meglio possibile un’abilità non posseduta. Il professionista logopedista ha come obiettivo l’allenare al massimo la specifica abilità deficitaria e, contemporaneamente, insegnare al bambino l’uso di strategie e strumenti di compensazione del suo deficit.

Frequenza della terapia: La rieducazione logopedica si svolge con sedute bisettimanali. Ogni seduta ha la durata 30/45 minuti. La durata del trattamento rieducativo varia a secondo della prescrizione medica e della recettività del paziente.

Disturbi del linguaggio

Dislalia: disturbo-fonetico fonologico

I bambini con disturbo fonetico-fonologico presentano un ritardo nell’acquisizione e nella maturazione dello schema motorio del fonema e nella produzione della parola sono presenti omissioni, sostituzioni ed inversioni di fonemi.

Si parla di disordine fonetico-fonologico quando, accanto al problema articolatorio, è interessata la comprensione dei tratti distintivi dei suoni( discriminazione uditiva)e la struttura fonotattica, ossia l’ordine coerente e sequenzialmente corretto dei fonemi nella parola.

Il disordine fonetico-fonologico si caratterizza per:

&

Un linguaggio spontaneo scarsamente comprensibile a causa di una ridotta produzione di suoni con persistenza di processi di semplificazione;

&

Una ripetizione di suoni e parole nettamente migliore rispetto alla produzione spontanea;

&

Nessuna anomalia nel sistema pneumo-fono-articolatorio;

&

Udito normale;

&

Nessuna disfunzione neurologica;

&

Un livello cognitivo nella norma;

L’intervento logopedico deve essere precoce, la valutazione si effettua mediante dei test specifici per tutte le età da 1 mese a 99 anni.

La valutazione logopedica si effettua mediante l’utilizzo di test articolatori (Rossi, Fanzago) e CMF (valutazione delle competenze metafonologiche).
L’intervento logopedico deve essere mirato e specifico per ciascun soggetto e il programma di intervento deve centrarsi su una terapia fonologica che parte dai fonemi più devianti rispetto alla normale sequenza di sviluppo. Il trattamento è incentrato sull’impostazione dei fonemi distorti e sulla discriminazione uditiva dei tratti distintivi.
Il trattamento dovrebbe concludersi prima dell’inserimento scolastico, per prevenire ed evitare difficoltà nell’apprendimento della lettura e nel processo di conversione fonema-grafema.

Balbuzie (per adulti e bambini)

La balbuzie è un disordine del ritmo della parola, nel quale l’individuo, sia esso adulto che bambino, sa con precisione ciò che vorrebbe dire, ma nello stesso tempo non è in grado di dirlo a causa di involontari arresti, ripetizioni o prolungamenti di un suono.

Il balbuziente è consapevole delle proprie difficoltà e ciò lo porta a rinunciare ed evitare tutte le occasioni di scambio verbale.

Talvolta alle difficoltà difluenza si accompagnano tics e rituali motori che rendono più evidente e disagevole per il soggetto stesso la relazione interpersonale.

La balbuzie è un fenomeno riscontrabile presso i popoli di ogni parte del mondo tuttavia si ha una maggiore frequenza presso le nazioni a più alto livello culturale.

Le varie forme in cui si può presentare la balbuzie sono

&

FORMA TONICA

si ha un arresto soprattutto all’inizio della frase con prolungamenti della sillaba  anche solo del fonema difficile da pronunciare (TAAAAVOLO);

&

FORMA CLONICA

si ha la ripetizione di vocali e sillabe che inceppa il ritmo e la velocità della parola (TATATAVOLO);

&

FORMA MISTA

il prolungamento e la ripetizione si sommano aggravando il disturbo fino a rendere quasi impossibile la comunicazione (TATAVOVOLO).

Distinguiamo poi:

&

BALBUZIE PRIMARIA

anche detta fisiologica, insorge molto presto, prima dei tre anni ed è benigna; difatti ha generalmente una risoluzione spontanea.

&

BALBUZIE SECONDARIA

può insorgere a qualunque età, solitamente tra i 6 e i 14 anni, alla base di tale disordine si delinea l’intreccio della componente psicologica con una difficoltà dell’articolazione pneumo-fono-articolatoria.

Terapia:

Non esiste una terapia universalmente valida per tutti i tipi di balbuzie, bisogna personalizzare l’intervento  a seconda del caso.

Frequenza della terapia:
La rieducazione logopedica si svolge con sedute bisettimanali.
Ogni seduta ha la durata 30/45 minuti.
La durata del trattamento rieducativo varia a secondo della prescrizione medica e della recettività del paziente.

Deglutizione disfunzionale

Deglutizione corretta

Maggiori dettagli

La posizione della lingua corretta è quando essa si appoggia alla volta palatina con la punta adagiata dietro gli incisivi superiori (spot palatino).

Il corretto posizionamento della lingua sul palato comporta una fisiologica espansione del diametro trasverso del palato, dandogli la forma corretta che permetterà una eruzione ottimale dei denti e una respirazione nasale adeguata.

Durante la deglutizione corretta, sarà possibile ottenere l’attivazione dei muscoli masseteri e dei temporali, i muscoli orali e periorali saranno rilassati, si creerà un sigillo labiale passivo e la lingua, nella sua postura corretta, risulterà avere l’apice appoggiato allo spot palatino. 

Deglutizione disfunzionale

Maggiori dettagli

La deglutizione atipica nei bambini è legata alla persistenza nel tempo di movimenti disfunzionali della lingua, non necessariamente dovuti ad una patologia, ma di solito collegati a “Vizi orali”.

Mentre il bambino parla e deglutisce la lingua si muove in avanti in maniera eccessiva e talvolta assume una posizione troppo arretrata o troppo avanzata in condizioni di riposo. A riposo il bambino può tenere la lingua tra i denti anteriori, a volte addirittura un po’ protrusa al di fuori della bocca. La deglutizione effettuata con una spinta in avanti della lingua è normale nel lattante, ma di solito nel bambino più grande e nell’adulto la spinta della lingua viene sostituita dal suo puntamento contro il palato. Se la lingua continua a spingere in avanti, il bambino potrà avere un aspetto, una deglutizione ed un modo di pronunciare determinati suoni diversi rispetto ai suoi coetanei. Il trattamento dei   bambini con alterazioni funzionali della deglutizione è solitamente affrontato da un’equipe di specialisti, che include il dentista, l’ortodontista, il logopedista e il pediatra. Il dentista e l’ortodontista sono chiamati in causa quando la pressione della lingua contro i denti interferisce con la normale crescita dei denti e con il loro corretto allineamento.

Il pediatra dovrà escludere che vi sia un concomitante problema di respirazione legato ad un’ostruzione delle vie aeree che costringa il bambino a respirare e a mantenere la bocca aperta (come per esempio in caso di adenoidi e tonsille ipertrofiche).

Il logopedista interverrà valutando e trattando l’impatto della disfunzione sull’articolazione, sulla postura a riposo e sulla deglutizione.

Nei bambini la cosiddetta deglutizione deviata – atipica – infantile può essere considerata fisiologica durante l’infanzia. Questo comportamento deglutitorio però è accettabile fino a circa 4 anni.

Cause principali della deglutizione disfunzionale

Maggiori dettagli

Cause funzionali (riscontro più comune):

  • allattamento artificiale;
  • vizi orali:
  • succhiamento del pollice;
  • uso prolungato del ciuccio;
  • onicofagia;
  • lapisfagia.

Cause anatomiche congenite (semplici o complesse).

Semplici:

  • frenulo linguale corto: impedimento di tipo meccanico fibroso;
  • travagli prolungati (più di 8 ore);
  • travaglio troppo breve;
  • parto cesareo.

Complesse:

  • sindrome di DOWN;
  • sindrome di Pierre Robin;
  • macroglossia;
  • paralisi infantili da trauma da parto;
  • microglossia;
  • distrofie muscolari congenite;
  • palatoschisi;
  • labio palatoschisi.

Come intervenire?

Maggiori dettagli

Il trattamento d’elezione in caso di deglutizione scorretta e di squilibrio muscolare oro-facciale SMOF è la terapia miofunzionale, programma riabilitativo il cui obiettivo finale è l’equilibrio armonico della muscolatura del viso e l’apprendimento del corretto meccanismo deglutitorio.

Per raggiungere tale obiettivo è necessario ripristinare le funzioni orali se alterate quali: la respirazione, l’alimentazione (masticazione – deglutizione), la produzione dei suoni del linguaggio, la mimica facciale, e il lavoro posturale per le relazioni con il sistema stomatognatico. Si deve lavorare sulla catena *muscolare glossopodalica per arginare le alterazioni legate alla postura.

*CATENA MUSCOLARE GLOSSOPODALICA FUNZIONE ASSETTO ANTIGRAVITAZIONALE FLESSORIO, ALIMENTAZIONE DEGLUTIZIONE FONAZIONE PROTEZIONE VISCERII PER PROGRAMMAZIONE LINGUA BASSA E IN GENERE ANTERIORIZZATA CON DEGLUTIZIONE DEVIANTE DISLALIE E POSSIBILE DISFONIA POSTURA COMPRESSA CON SCAPOLE, ADDOME E BACINO ANTERIORIZZATI, ACCENTUAZIONE DELLE CURVE DELLA COLONNA E GINOCCHIA E ALLUCI VALGHI (SINDROME GLOSSOPOSTURALE)

La terapia miofunzionale è dalla logopedista che dopo un’attenta valutazione metterà in atto un programma riabilitativo personalizzato il percorso, infatti, sarà modellato sui bisogni e sulle esigenze del paziente e soprattutto nei bambini  si utilizzerà  una modalità ludica ottimale dal punto di vista motivazionale e clinico.

Il programma terapeutico si compone generalmente in 5 fasi:

Maggiori dettagli
  1. Rieducazione con potenziamento muscolare (muscoli di labbra- lingua – m. masticatori) ed educazione all’igiene e alla respirazione nasale
  2. Attenzione ed educazione della rest-position e della masticazione, in associazione all’ insegnamento del meccanismo della deglutizione corretta e alla correzione dei vizi orali
  3. Automatizzazione del nuovo meccanismo deglutitorio appreso e della corretta postura linguale a riposo e in fonazione, training su prassie propedeutiche ai corretti schemi posturocinetici orali
  4. Training deglutologico progressivo sulle varie consisitente
  5. Tecniche di autosuggestione e automatizzazione dei nuovi schemi e prassie.

Ritardo del linguaggio

Lo sviluppo del linguaggio presenta una certa variabilità tra bambino e bambino. Tuttavia, gli studiosi riconoscono due principali criteri sulla base dei quali è possibile parlare di ritardo.

Ad oggi, sono definiti Parlatori Tardivi i bambini che:

  • 24 mesi producono un numero di parola inferiore a 50

   e/o

  • 30 mesi non hanno sviluppato la capacità di combinare due parole (ossia non provano a formare le prime piccole frasi).

L’individuazione dei bambini parlatori tardivi si basa su una valutazione del logopedista, svolta sulla base di questionari fatti dai genitori.

Possibili evoluzioni del ritardo del linguaggio

Il ritardo di linguaggio non è una diagnosi, ma una condizione clinica che può interessare bambini di età inferiore ai 3 anni.

L’età di tre anni costituisce una sorta di spartiacque tra i bambini cosiddetti “parlatori tardivi” e i bambini con un probabile disturbo del linguaggio. La presenza di una produzione di parole ancora non adeguata secondo i parametri dello sviluppo tipico dovrà necessariamente essere valutata da un’attenta visita medica specialistica. Oltre questa età e solo dopo la valutazione di uno specialista, è possibile diagnosticare un Disturbo Specifico di Linguaggio
Bisogna considerare i seguenti campanelli d’allarme:

&

A 12 MESI

se il bambino mostra difficoltà di comprensione del linguaggio;

&

A 24 MESI

se il bambino produce meno di 10 parole e ha difficoltà di comprensione;

&

A 30 MESI

se produce meno di 50 parole e non inizia a combinare insieme due parole, per esempio: “voglio palla!” e ha difficoltà di comprensione.

Tuttavia, in caso di dubbi è importante rivolgersi al pediatra che può correttamente indirizzare al medico specialista di riferimento (Foniatra e Neuropsichiatra Infantile).